Il sistema del tatto è un romanzo che non ti lascia in pace una volta concluso. Per ogni personaggio descritto da Alejandra Costamagna che riesce ad entrarci sotto pelle, perché si può respirare l’aria delle case del ricordo della protagonista, l’aria di Campana in un’Argentina arida di parole, carica d’emozione; perché quando hai finito di leggere ne vuoi ancora un po’. Vuoi ancora galleggiare come Alejandra ti ha fatto fare fino a quel momento.
In questa prosa piena di immagini che volteggiano tra una cruda realtà e un continuo volare verso immaginazioni d’altri, l’autrice ci racconta una storia familiare tra Argentina e Chile e Piemonte. I frammenti italiani della vita passata della prozia, i pezzi della vita presente del cugino del padre, che muore e lei che deve assistere al suo funerale. Il ritorno alla cittadina che l’ha vista bambina in un bagno di emozioni in contrasto e ricordi che affiorano teneri e crudeli da ogni oggetto nascosto o esposto nelle case vuote della sua famiglia. E poi un padre che non ha voluto saperne del cugino e del funerale. Un compagno troppo adulto, distaccato e innamorato di lei. Un lavoro che le piace e che scricchiola per la lontananza.
Una riflessione sognante e documentaria della fragile dolcezza della vita, delle case, delle memorie, dei legami che non devono essere di sangue. Delle sorprese amare e dolci che sono sempre ad aspettarci, a metterci alla prova per farci capire, per stupirci e darci ancora una volta la prova che siamo vivi.
Un modo diverso di dare al futuro il colore delle memorie, di cogliere in queste un appiglio continuo e felice nel suo essere passato, irraggiungibile e quindi inevitabilmente doloroso.
Un sogno lucido che da’ alla morte un valore diverso attraverso il tocco leggero di Alejandra Costamagna, attraverso il suo sistema del tatto.